lunedì 30 settembre 2013

Diario di un tesista #2: che tipo di tesista sono?

E fu così che, mentre ero sommerso da scartoffie e appunti (digitali), mi capitò di imbattermi in qualcosa di incredibilmente calzante... e divertente: un post di Vincenzo Romania dal titolo 10 tipi di tesisti che non vorrei mai incontrare. Vale la pena riportarlo integralmente e rifletterci un po' su...
Ogni professore sogna di incontrare sulla sua strada un tesista appassionato del suo oggetto di studio, familiare con esso, critico verso sé stesso e verso di lui, originale ed autonomo. Più spesso, però, incontra personaggi che si possono, scherzosamente, racchiudere in queste 10 categorie:
 1. Xerox: il genio del Ctrl c+Ctrl V, passa tutta la sua giornata fra Tesionline.it, studenti.it, scribd.com e simili. La sua frase tipica è “professore, mi scusi, non ho mai scritto una tesi e non sapevo che bisognasse citare l’autore”;
2. Superman: spesso è una variante di Xerox o un suo compagno di merende. La sua frase tipica è: “professore, lo so che mancano tre giorni alla consegna della tesi, ma lavoro giorno e notte e sono sicuro di riuscire a presentare la tesi finita per lunedì”;
3.Umberto Eco de no’artri: è sicuro che la logica aristotelica andrebbe riformata, che Wittgenstein in fondo non era andato troppo a fondo con il suo Trattato e così via. La sua frase tipica è: “professore, ma secondo lei un giudizio di tesi non è, di per sé, ontologicamente adipodittico?”. Poi 9 volte su 10, magari non ci ha capito niente. Era il mio più grande difetto, e a lungo lo è stato e lo è ancora.
4. Bruno Cortona (alias ‘il compagnone’): quando lo vedi per strada, a 100 metri ti corre incontro per offrirti un caffé. Ti parla delle sue vacanze, ti chiede delle tue, cita la tua pagina facebook poi ti prende sottobraccio e si permette di dirti: “Allora professò, sti 5 punti di tesi, me li assicura no?”;
5. principessina Sissy. Non ha mai vissuo una difficoltà nella vita. Pensa che il docente sia come il medico della mutua, disponibile 24h su 24.’ Una volta una studentessa mi chiese: “professore potrebbe ricevermi mezzora prima, che oggi mia madre ci teneva tanto che arrivassi presto per pranzo?”
6. Robocop o Vicky. Quello che gli dici fa, quello che non gli dici non fa. La sua frase tipica è: “professore ho finito quello che mi aveva dato da leggere, ora cosa devo fare?”;
7. Interlinea 2, Arial 14, margini 4 cm: non ha una particolare attenzione per gli alberi dell’Amazzonia. Scrive 50.000 caratteri e li distribuisce, magicamente, in 60 cartelle e poi ha anche il coraggio di chiederti: “professore, secondo lei ho scritto troppo?”;
8. Cartesio. Ha dubbi su tutto, e li traduce in centinaia di domande. Fino alla fine non è sicuro neanche della tesi che ha scelto, del professore che l’ha seguito, del corso di laurea a cui si è iscritto. La sua frase tipica è: “boh…non saprei, lei che dice?”;
9. Ulisse: ti chiede la tesi a febbraio e torna con la tesi completa a fine maggio, una settimana prima della consegna e pretende anche che gliela firmi. Una volta una tesista mi disse: “Mi scusi professore se sono mancata tutto questo tempo, ma mi sono rotta un braccio ballando in discoteca”…
10. l’opportunista. Alla fine forse è colpa nostra, o del modello di università nel quale viviamo. Ma quando un tesista ti chiede: “mi fa laureare, anche con 2 punti, tanto non mi importa di quello che scrivo, ho già un lavoro”, ti cadono veramente le braccia..
(11.) siamo per primi noi ad essere, spesso, del tutto inferiori alle aspettative degli studenti..come sempre, scherziamoci su :)

mercoledì 18 settembre 2013

Diario di un tesista #1: dubbi amletici

Scrivere come se non ci fosse un domani o scrivere per fare in modo che questo domani venga al più presto e magari sia anche un tantino più roseo delle aspettative?

Poco importa, quel che conta adesso è scrivere. E allora vai di libri sottolineati, appunti, post-it e pagine di word che scorrono sul monitor. E chi vivrà vedrà!

giovedì 12 settembre 2013

Dove eravamo rimasti...

Concluse le vacanze ormai da due settimane, sono tornato in terra emiliana più carico (di lavoro) che mai. Devo dire che l'estate è andata bene ed è stata anche alquanto produttiva, tra interessanti letture semiotiche e un buon inizio di stesura della tesi. Comunque, non sto qui a raccontarvi di scottature e aperitivi, piuttosto vi segnalo che su SemioBo è stato pubblicato un mio post che ho scritto appena uscito dall'embargo digitale in cui mi ero rifugiato. Si intitola Chi di spot ferisce di spot perisce. Vizi e virtù del subvertising. Ecco qui l'incipit, se vi va dategli un'occhiata ;-).

Amata, odiata e ora persino sovvertita, la pubblicità ha da sempre diviso le coscienze di studiosi, professionisti e persone comuni.
C’è chi sottolinea come abbia inciso positivamente sul processo di sviluppo delle società occidentali, come rappresenti un fulgido esempio della creatività umana e come, in definitiva, sia uno strumento particolarmente potente, ma proprio per questo capace di produrre effetti positivi o negativi sulla cultura sociale a secondo dell’uso che ne viene fatto.
Altri, invece, la considerano un vero e proprio pericolo per la democrazia, la cultura e l’equilibrio cognitivo dell’uomo; un mezzo di manipolazione, di creazione di falsi bisogni e stili di vita e soprattutto il principale veicolo dei tanto osteggiati processi di globalizzazione economica e culturale.
Tra loro spiccano collettivi come adbusters o Billboard Liberation Front che non si limitano a scagliarsi contro la pubblicità, ma la studiano, ne padroneggiano i codici e la combattono a suon di subvertising. CONTINUA A LEGGERE