lunedì 25 febbraio 2013

Piccolo spazio pubblicità: è nato SemioBo

Oggi vorrei segnalarvi un'iniziativa a cui ho la fortuna e il piacere di partecipare. Sto parlando di SemioBo, un blog collettivo in cui trovano spazio gli scritti più interessanti prodotti dagli studenti del Laboratorio di Scrittura del Corso di Laurea Magistrale in Semiotica dell'Università di Bologna.

SemioBo




I post spaziano dall'attualità alla politica, dalla pubblicità ai nuovi media, dalla tv all'arte. L'idea è di utilizzare gli strumenti teorici appresi per comprendere meglio la realtà che ci circonda. Niente tecnicismi e metalinguaggio, però. Gli articoli hanno un taglio divulgativo. Se vi va dategli uno sguardo, penso sia un buon modo di avvicinarsi alla semiotica, poco-poco, piano-piano, per dirla alla Marzullo :-p

Ecco il mio primo post, scritto a quattro mani con Gloria Neri: "Gli spot elettorali della campagna di Centro-Sinistra, 2013: leader, passioni ed effetti di realtà"
Critiche, suggerimenti e consigli sono più che graditi :-) Buona lettura!

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AGGIORNAMENTO: attenzione il blog è stato trasferito. I link che trovate in questo articolo non sono più attivi. Tutti i contenuti sono stati spostati all'indirizzo www.semiobo.it. Buona lettura!
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giovedì 21 febbraio 2013

Nell'era della confusione semiotica

Così si intitola una canzone dei 99 Posse, noto gruppo musicale raggamuffin napoletano. Devo dire che non è il mio genere, ma ciò non toglie che il brano sia un ottimo esempio di semiotica nei media.

Nel testo si fa riferimento nientepopodimeno che alla rottura di «semiotiche gabbie di identificazione». Wow :-p

domenica 17 febbraio 2013

Considerazioni semiotiche su La canzone mononota

Lo confesso, sono un grande fan degli Elio e le storie tese. Li seguo da diversi anni e sono perfino riusciti a farmi vivere con trepidazione la finale del Festival di Sanremo. Così, mentre La canzone mononota impazzava in rete e mi entrava in testa, mi sono detto: perché non provare a farne una piccola analisi, magari adottando uno sguardo - e un ascolto - semiotico? Ecco quello che ne è venuto fuori.

Gli effetti cognitivi, passionali e pragmatici
Dal punto di vista strettamente musicale, la canzone si rivela incredibilmente complessa e assolutamente non lineare. Le mie conoscenze musicali non mi permettono di entrare nel merito della sua struttura, ma forse vale la pena notare una cosa. L’ascoltatore medio, pur non riuscendo ad apprezzare fino in fondo la difficoltà di composizione ed esecuzione di un pezzo del genere, si trova, suo malgrado, coinvolto in una specie di gioco nel quale è invitato ad avanzare ipotesi - spesso disattese - su come proseguirà il pezzo. Se la struttura classica della canzone pop (strofa - ponte - ritornello) lo rassicura con il suo - eterno - ritorno, La canzone mononota gli fa vivere il brivido dell’ignoto: dopo ogni passaggio lo lascia sospeso tra una serie di possibilità. Questa impossibilità previsionale ha il suo culmine nel falso finale. Dopo due minuti lo spettatore, ormai provato dal tentativo di mantenere il "filo del discorso", è pronto a cadere nel piccolo tranello. A questo punto il coinvolgimento da cognitivo ed emotivo, diventa pragmatico: il pubblico al primo ascolto (ma non solo) è portato ad applaudire. Con il loro batter le mani gli astanti non solo sanzionano positivamente la performance ma ne divengono inconsapevolmente parte integrante.

La metareferenzialità
La canzone, in quanto oggetto sincretico, chiama in causa più linguaggi espressivi: una componente sonora (la musica) e una verbale (il testo). Questa distinzione - per certi versi banale - ci permette di cogliere meglio una caratteristica essenziale di questo pezzo: si tratta di una metacanzone, ossia di una canzone nella quale si "parla" di come è fatta una canzone. Per capirci, è un po' come un film nel quale ci viene mostrato come viene girato un film. Elio, attraverso la componente verbale, ci spiega come è possibile rendere non monotona una canzone mononota chiamando in causa l'altezza, il tempo, il ritmo, gli accordi ecc. e anticipa sistematicamente (anche se in modo generico) quello che sarà l’evolversi della canzone sul piano della componente sonora.

L'intertestualità
Chi conosce gli Eelst, sa che le loro canzoni sono piene di rimandi, citazioni e frame musicali presi a prestito da altre opere più o meno note e più o meno colte. Tutto ciò che viene preso dagli Elii finisce per essere manipolato e risemantizzato, quasi sempre a fini stranianti o parodistici. In questo caso troviamo riferimenti espliciti a fatti realmente accaduti come i tentativi di Rossini e Jobim di comporre una canzone con una nota sola (a tal proposito vi rimando a un bel video di Cesare Picco); oppure l’inserimento di frammenti tratti da altri generi (il samba) o opere musicali (l’inno cubano) che rendono la loro canzone una sorta di patchwork musicale, attraverso il quale mettere in mostra le loro grandi doti di musicisti e arrangiatori.

La dimensione ironica
Una canzone di questo genere potrebbe sembrare uno splendido, ma sterile, esercizio di stile. Se però si prende in considerazione il contesto in cui è stata proposta, allora le cose cambiano. Si dice spesso che il Festival sia una kermesse durante la quale si ascolta e si premia "sempre la stessa musica". Ecco che, in questo contesto, La canzone mononota suona come una parodia dell’intero evento e delle dinamiche che lo contraddistinguono. Una presa in giro di compositori, cantautori, e big che in questi anni hanno partecipato a Sanremo con brani spesso banali o “già sentiti”. Insomma, a fronte di tante canzoni articolate ma monotone, eccone una mononota incredibilmente originale.

Le strategie enunciative
Infine un cenno sulle strategie di enunciazione, cioè sul modo in cui è stata eseguita la canzone. Tutte le esibizioni degli Eelst sono caratterizzate da una spiccata dimensione teatrale. In questo caso l'effetto ironico e dissacrante del loro brano è stato rafforzato dai travestimenti che, oltre a divertire per la loro eccentricità, arricchiscono il senso delle loro performance. Ad esempio, la trovata della fronte alta rimanda fisiognomicamente all’idea di intelligenza superiore; intelligenza di cui ironicamente si vantano. L’idea di travestirsi da grassoni, invece, oltre a richiamare la mise dei grandi tenori, sembra essere un riferimento ai tanti palloni gonfiati che negli anni hanno calcato il palco di Sanremo.

martedì 12 febbraio 2013

Nike e la presentificazione dell'assenza

Date uno sguardo ai manifesti con i quali il Nike Store di Bologna promuove i propri saldi invernali (clic per ingrandire). Qualcosa mi dice che piacerebbero molto al mio prof di Semiotica Interpretativa :-p


Le tre affissioni, infatti, mettono in scena l'assenza, la rendono presente all'osservatore, la presentificano. Riconosciamo, nell'ordine, uno stadio, degli spalti e un campo di calcetto, tutti letteralmente deserti. In quest'ultimo perfino il portiere, di solito fedele al proprio ruolo di ultimo baluardo, si è dileguato, lasciando sguarnita la propria porta.

Personalmente l'effetto passionale che ne ricavo è di leggera inquietudine, ma ad attenuarlo ci pensa la presenza - per certi versi ingombrante - della marca che letteralmente "prende posto" in campo e sugli spalti. In questo modo essa non solo rivendica la propria centralità, ma ci dà un indizio su ciò che ha causato cotanta desolazione: non appena la notizia dei saldi Nike è giunta all'orecchio di giocatori, tifosi e sportivi in genere, questi hanno immediatamente lasciato i luoghi che sono soliti frequentare e in cui verosimilmente si trovavano (stadi, spalti, campi da calcio e calcetto) fiondandosi nei punti vendita Nike per approfittare delle offerte.

In definitiva, si tratta di immagini insolite, per certi versi stranianti e in quanto tali, in grado di attirare l'attenzione del fruitore. Allo stesso tempo, è proprio a partire da questa sensazione di vuoto che è possibile ipotizzare un corso di eventi ben preciso e coerente con gli obiettivi comunicativi della marca, a riprova del fatto che spesso in un testo ciò che manca è ancora più importante di quello che ci viene presentato.

sabato 9 febbraio 2013

Cose da Paz!

Per la rubrica Semiotica nei media, ecco un film che ogni studente universitario di Bologna dovrebbe vedere. Sto parlando di Paz!, pellicola del 2002 diretta da Renato De Maria, tratta dai fumetti del grande Andrea Pazienza e ambientata nella tumultuosa Bologna del '77.

In una scena del film, Enrico Fiabeschi, studente fuori corso del DAMS (indirizzo Cinema), si appresta a sostenere nientepopodimeno che l'esame di semiotica. La posta in palio è alta. Fiabeschi, infatti, deve necessariamente superarlo se vuole evitare di partire per il servizio militare.

Il candidato stenta, la prof incalza, la tensione sale e...



P.S. Un altro sketch altrettanto divertente lo trovi nel post "Cosa studi? Semiotica".

martedì 5 febbraio 2013

Libri perduti e ritrovati

E/C Rivista dell'AISS Associazione Italiana Studi Semiotici
Quanti di voi si sono trovati, almeno una volta, nella spiacevole situazione di non riuscire a reperire un libro di argomento semiotico perché fuori catalogo o edito da una casa editrice scomparsa? Temo molti, purtroppo.

Consapevole di ciò, l'AISS (Associazione Italiana Studi Semiotici) attraverso la sua rivista online E/C, ha deciso di mettere a disposizione di studenti e studiosi un buon numero di testi semiotici, di fatto scomparsi dal mercato editoriale. Ognuno di essi è liberamente e totalmente scaricabile in formato pdf ad alta risoluzione (ottimo per la stampa).

Ad oggi l'elenco comprende 20 titoli, tutti appartenenti alla collana Segnature, ma in futuro la lista potrebbe allungarsi. Ecco il link alla sezione Biblioteca del sito. Buona lettura a tutti.